Failure IS an option - Management Consulting
Troppi leader vivono nella paura di errori, passi falsi e delusioni. Ma se non sei pronto a fallire, non sei pronto a imparare.
Perché, all'improvviso, così tanti leader aziendali di successo esortano le loro aziende e colleghi a fare più errori e ad accettare più fallimenti?
Subito dopo essere diventato amministratore delegato di Coca-Cola Co., James Quincey ha invitato i manager di alto livello a superare la paura del fallimento che aveva perseguitato la società dal fiasco della "New Coke" di tanti anni fa. "Se non stiamo commettendo errori", ha insistito, "non ci stiamo impegnando abbastanza".
A giugno 2020, anche se la sua azienda stava riscuotendo un successo senza precedenti in termini di crescita di abbonati, il CEO di Netflix Reed Hastings temeva che il suo servizio di streaming avesse troppi programmi di successo e stesse cancellando troppo pochi nuovi show. "Il nostro tasso di successo è troppo alto in questo momento", ha detto a una conferenza sulla tecnologia. "Dobbiamo correre più rischi [...] per provare cose più folli [...] dovremmo avere un tasso medio di cancellazione dei nuovi show più elevato."
Persino il CEO di Amazon Jeff Bezos, probabilmente l'imprenditore di maggior successo al mondo, sostiene fermamente che la crescita e l'innovazione della sua azienda si basano sui suoi fallimenti. "Se accetti scommesse audaci, saranno degli esperimenti", ha dichiarato a seguito dell'acquisto da parte di Amazon della catena Whole Foods. "E se sono esperimenti, non sai in anticipo se funzioneranno. Gli esperimenti sono per loro stessa natura soggetti al fallimento. Ma alcuni grandi successi compensano dozzine e dozzine di cose che non hanno funzionato ".
Il messaggio di questi CEO è tanto facile da capire quanto difficile da mettere in pratica per la maggior parte di noi.
La maggior parte dei dirigenti di azienda ad oggi sposano in toto le virtù dell'innovazione e della creatività. Tuttavia, molti di questi stessi leader vivono nella paura di errori, passi falsi e delusioni, motivo per cui hanno così poca innovazione e creatività. Se non si è pronti a fallire, non si è pronti a imparare. E a meno che le persone e le organizzazioni non riescano a continuare ad apprendere alla stessa velocità con cui il mondo sta cambiando, smetteranno di crescere ed evolversi.
Allora qual è il modo giusto per sbagliare? Esistono tecniche che consentono alle organizzazioni e agli individui di sperimentare liberamente la connessione necessaria tra piccoli fallimenti e grandi successi?
Lo Smith College, la scuola per sole donne nel Massachusetts occidentale, ha creato un programma chiamato "Failing Well" per insegnare ai suoi studenti ciò che tutti noi dovremmo imparare. "Quello che stiamo cercando di insegnare è che il fallimento non è un bug dell'apprendimento, bensì una delle sue principali leve", ha spiegato Rachel Simmons, che gestisce l'iniziativa, in un recente articolo del New York Times.
Infatti, quando gli studenti si iscrivono al suo programma, ricevono un "Certificato di Fallimento" che attesta la loro libertà di "rovinare, distruggere o fallire" in una relazione, un progetto, un test o qualsiasi altra iniziativa che sembra estremamente importante e "Essere ancora un essere umano assolutamente degno e assolutamente eccellente."
Gli studenti che sono pronti a gestire il fallimento sono meno fragili e più audaci di quelli che si aspettano la perfezione e prestazioni impeccabili.
Questa è una lezione che vale la pena applicare anche al business.
Patrick Doyle, CEO di Domino's Pizza dal 2010, guida un'azienda di grande successo. Ma tutti i risultati ottenuti, insiste, si basano sulla sua disponibilità ad affrontare la probabilità di errori e passi falsi. In una presentazione ad altri amministratori delegati, Doyle ha descritto due grandi sfide che ostacolano aziende e individui ad essere più onesti riguardo al fallimento. La prima sfida, dice, è ciò che chiama "bias da omissione": la situazione in cui la maggior parte delle persone con una nuova idea sceglie di non perseguirla perché se provano qualcosa e non funziona, la battuta d'arresto potrebbe danneggiare la loro carriera. La seconda sfida è superare quella che lui chiama "avversione alla sconfitta": la tendenza delle persone a giocare per non perdere piuttosto che giocare per vincere, perché per la maggior parte di noi, "Il dolore della sconfitta è il doppio del piacere di vincere".
Creare "il permesso di fallire è estremamente stimolante", spiega Doyle, e una condizione necessaria per il successo.
Proprio per questo, citando in maniera distopica il film "Apollo 13", IL FALLIMENTO E' UN'OPZIONE.
Questa potrebbe essere la lezione più importante di tutte.
Basta chiedere a Reed Hastings, Jeff Bezos o al nuovo CEO di Coca-Cola: non c'è apprendimento senza errori, non ci sono successi senza battute d'arresto.